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Protrusione o Bulging discale (cervicale, lombare e dorsale)

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Pubblicato il 14 marzo 2024

Punti Cardine

Con il termine protrusione o bulging discale si intende la parziale fuoriuscita, dalla propria sede anatomica, di uno o piu dischi della colonna vertebrale; questo evento si verifica con maggiore frequenza a livello lombare e cervicale, tuttavia, è possibile anche a livello dorsale.
La colonna vertebrale è l’asse portante del corpo umano, è costituita da 33-34 ossa chiamate vertebre impilate l’una sull’ altra e altrettanti elementi intervertebrali di materiale cartilagineo chiamati dischi.
Importanti strutture legamentose come il legamento longitudinale posteriore hanno lo scopo di mantenere il disco nella sua sede anatomica.
I dischi intervertebrali hanno la funzione di assorbire gli shock e i carichi della colonna vertebrale durante la vita quotidiana fungendo da veri e propri cuscinetti ammortizzatori.
Svariate, pertanto, possono essere le cause alla base della formazione della protrusione o bulging discale, con pesi e ruoli differenti in pazienti differenti.

Protrusione discale: caratteristiche generali

La protrusione discale o bulging è una condizione caratterizzata da una degenerazione del disco intervertebrale che, sottoposto a carichi biomeccanici ripetuti ed eccessivi perde, in maniera graduale, le sue caratteristiche presentando una riduzione di idratazione ed elasticità della cartilagine di cui è composto.

Tali eventi determinano una sua eccessiva mobilizzazione con parziale fuoriuscita dalla sua sede anatomica e microtraumi ripetuti sulle strutture legamentose che lo mantengono in sede, in primis il legamento longitudinale posteriore.

La protrusione è di fatto una condizione precedente alla vera a e propria ernia discale, che si determina nel momento in cui il carico eccessivo e protratto determina la “rottura” del legamento longitudinale posteriore e la fuoriuscita di materiale discale dalla sua sede, nel cosiddetto “canale vertebrale”, determinando un contatto con le strutture neurologiche (nervi).

Protrusione discale: sedi e cause

La protrusione discale è secondaria a un carico eccessivo della colonna vertebrale e si verifica con maggiore frequenza a livello della porzione lombare (protrusione discale lombare) e cervicale (protrusione discale cervicale). Meno frequenti a livello dorsale (protrusione discale dorsale).
Molto spesso vengono diagnosticate più protrusioni discali nello stesso paziente e altrettanto spesso in più aree della colonna vertebrale contemporaneamente.

Le cause del danno discale possono essere molteplici, innanzitutto bisogna subito dire che la degenerazione discale è comunque un processo fisiologico che si verifica con l’invecchiamento, i dischi infatti sono costituiti da materiale cartilagineo e quindi al 90% da acqua.
La perdita fisiologica di acqua con l’avanzare degli anni comporta una maggiore fragilità degli stessi, una riduzione dell’elasticità e quindi una predisposizione alla deformazione ed alla rottura.

Determinanti sono tuttavia altre cause che rendono possibile tale patologia anche in pazienti molto giovani, due di queste hanno un carattere estremamente rilevante:

  • Predisposizione genetica, viene infatti tramandata da padre in figlio (non infrequentemente saltando generazioni, spesso nelle forme meno gravi) una certa “fragilità” della colonna vertebrale come tratto somatico.
  • Attività lavorativa che se intensa e caratterizzata da sollevamento quotidiano e ripetuto di materiali dal peso consistente, può determinare una degenerazione discale e della colonna vertebrale in toto molto rapida.

 

Altre cause alla base della condizione patologica sono il sovrappeso, che comporta un costante sovraccarico della colonna e limita la motilità con impedimento funzionale; la sedentarietà ma anche l’eccessiva attività fisica, la tendenza ad assumere posture sbagliate ed anche una dieta errata.
Rilevanti sono anche i traumi specialmente se ripetuti della colonna vertebrale come cadute violente, incidenti stradali e sportivi.

Protrusione discale: sintomi e segni

Il midollo spinale (sistema nervoso centrale) dà origine ai nervi degli arti superiori (a livello della colonna cervicale) e degli arti inferiori (a livello della colonna lombare), che nel loro percorso all’interno della schiena transitano a contatto con i dischi intervertebrali.
La loro stretta vicinanza anatomica può determinare, nel momento in cui si venga a verificare una deformazione degli stessi dischi, una compressione di una radice nervosa.
Tale condizione non è frequente nei pazienti con protrusione o bulging discale ma invece molto comune nelle vere e proprie ernie del disco.

La protrusione discale può essere asintomatica o sintomatica con molto spesso unicamente dolore a livello della colonna vertebrale sede della stessa (lombare, cervicale o dorsale).
Il dolore che le protrusioni possono generale è una sintomatologia che presenta svariate caratteristiche su cui cerchiamo di fare chiarezza.

Innanzitutto, possiamo affermare che la gran parte della sintomatologia algica è secondaria alla contrattura ed alla rigidità muscolare correlate e determinate da uno squilibrio del carico biomeccanico secondario alle attività quotidiane del paziente.
Il dolore ha caratteristiche peculiari, prima di tutto è cronico, ovvero è presenti da molto tempo anche anni, inizialmente di intensità lieve e saltuario tanto da non destare alcun tipo di preoccupazione nel paziente, successivamente gradualmente peggiorativo tanto da richiedere blanda terapia farmacologica.

Il dolore può peggiorare con “blocchi dolorosi acuti” estremamente invalidanti, resistenti alle terapie farmacologiche anti-dolorifiche usuali e limitante ogni attività quotidiana.
Tali sintomi si possono manifestare a livello cervicale con algie e contrattura al collo, spalle, mal di testa, senso di intorpidimento al volto, braccia e mani e debolezza dei muscoli delle spalle e collo.
A livello lombare invece si presenta come dolore alla colonna lombare sia muscolare che legamentoso, dolore alle natiche, glutei, inguine, cosce e gambe.

Protrusione discale: diagnosi

La diagnosi di ogni condizione medica patologica nasce da una accurata Valutazione clinica (visita) che serve al Medico per meglio comprendere quali sono gli elementi cardine della storia del paziente (malattie, abitudini lavorativi, storia famigliare, data di insorgenza del quadro patologico etc), gli attuali sintomi che affliggono il malato e le eventuali modificazioni dei comuni segni obiettivi neurologici (riflessi, prove di coordinazione, sensibilità e forza).
Fondamentale è inoltre il supporto con esami neuro-radiologici come la TAC e la risonanza magnetica (RMN) della colonna, utile anche le semplici radiografie (Rx) e talvolta in casi selezionati l’EMG (elettromiografia).

La RMN ha i pregi di non esporre il paziente ad alcuna radiazione nociva (sono solo campi magnetici innocui per la salute) permettendo la miglior valutazione possibile della struttura ossea ma specialmente discale e neurologica della colonna vertebrale.
Tale esame permette infatti, attraverso le numerose sequenze con cui viene effettuata, una definizione ottimale del quadro patologico di ogni paziente.

Protrusione discale: terapia

Il trattamento delle protrusioni discali dipende fondamentalmente dalla gravità del quadro clinico, i casi meno gravi vengono infatti trattati conservativamente, i casi più gravi chirurgicamente.
Diciamo subito che l’affidarsi a Medici Neurochirurghi esperti riduce notevolmente la probabilità di essere sottoposti a trattamento chirurgico che di per se è comunque evento raro.
La chirurgia, infatti, ha la sua principale utilità nel correggere problemi focali e non diffusi in differenti aree della colonna; pertanto, la sua utilità nelle protrusioni discali è marginale.

Il trattamento conservativo dei pazienti con protrusione discale è la principale via di guarigione; tuttavia, è sempre trattamento molto complesso e lento nel determinare ogni forma di miglioramento con frequenti oscillazioni tra periodi di benessere e malessere.
Dobbiamo sottolineare il fatto che nessun trattamento (chirurgico e meno) può interferire con l’età anagrafica dei pazienti o (spesso) risolvere completamente (al 100%) il problema, anche in relazione alla difficoltà nel correggere abitudini di vita errate protratte per troppo tempo.

Come dico sempre la colonna vertebrale è una sola e unica, non è possibile sostituirla in toto e pertanto è di fondamentale importanza preservarne la funzione fin dalla giovane età!

I trattamenti conservativi sono:

  • Terapia farmacologica: farmaci antidolorifici e corticosteroidi (cortisonici) che sono molti utile nel combattere le fasi iper-acute di dolore ma non, in qualsiasi forma, per combattere il problema alla base.
  • Terapia infiltrativa: la più rilevante in termine di miglioramento clinico è la terapia con ossigeno-ozono (ozonoterapia), che ha la bontà di determinare una netta riduzione dell’infiammazione e della contrattura muscolare e si basa su infiltrazioni, nella regione interessata, con piccolissimi aghi ed è pressoché priva di effetti collaterali.
  • Terapie con integratori alimentari (nutraceutica): esistono integratori di “nuova generazione” che hanno la capacità di determinare un rilassamento muscolare associato a proprietà antinfiammatorie sia attraverso la somministrazione sistemica (bustine) che locale (crema). Tali formulazioni sono pressoché prive di effetti collaterali e vanno assunti per un periodo prolungato (ideale di sei mesi).
  • Fisiokinesiterapia e osteopatia: hanno un ruolo cardine nel trattamento del paziente con protrusioni discali nel medio-lungo termine e consistono in esercizi di allungamento e rinforzo dei muscoli della colonna vertebrale al fine di aumentarne la flessibilità.

Nella pratica clinica si è visto, ormai da tempo, che il miglior trattamento possibile per i pazienti con protrusioni discali è basato, in fase iniziale, sul trattamento infiltrativo con ossigeno-ozono (ozonoterapia) e successivamente sul trattamento fisiokinesiterapico. L’assunzione di integratori alimentari con proprietà miorilassante sia in forma orale (bustine da assumere con acqua per bocca) che locale (crema) per un periodo prolungato (ideale di sei mesi) è altresì di basilare importanza.